Lo sguardo erotico

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Sotto un cielo plumbeo e madido di pioggia, un vento insistente e dispettoso mi costringe a rifugiarmi in una galleria. Corro lungo via di Ripetta e trovo l’ingresso del Museo dell’Ara Pacis. Mi soffermo nell’atrio, gustandomi per un attimo il tepore e la calma del luogo; ho l’umore cupo come quel pomeriggio d’autunno e sento che nulla potrebbe restituirmi la calma di un tempo, che percepisco come una memoria lontana e astratta, qualcosa che non mi appartiene più. E pensare che lo spirito con cui andavo alle mostre di fotografia o di arte non era mai stato così blasé. Adesso mi rifugio in un museo perché ho freddo e non mi va di camminare. Mi piacerebbe condividere la mostra con qualcuno ma poi pensandoci mi accorgo che non mi va mica tanto di condividere con qualcuno quello che vedo. Mi faccio prendere da quella che chiamo la sacrosanta agnizione dell’ignoranza: la sensazione di non sapere niente di quello che ci si sta parando innanzi, di essere all’oscuro dei più banali meccanismi dell’arte e della tecnica, il mistero della visione di un altro. Ah tornare analfabeti per evitare almeno le trite banalità che tengono le file della vita quotidiana. Eppure, di quelle stesse banalità si nutrono quelle fotografie. Una coppia che si bacia sul greto del fiume, l’assembramento dei manifestanti, una strada di Parigi con le sue vetrine che più parigine non si può (cosa che difficilmente si può dire di Roma… perché?)

E poi… l’agnizione. Di tante foto e di tanti malumori che cercano di dissipare, un barlume di bellezza misteriosa fa capolino dalle candide pareti frammezzate di chiaroscuri di un passato che posso immaginare a frammenti. Una donna che legge con le gambe incrociate, ma niente di tutta la visione è banale, niente che rimandi a qualcosa di consueto, a qualcosa di già visto, di monotono. Se è vero che la bellezza è negli occhi di chi guarda, allora l’erotismo è nella testa di chi immagina. Barthes diceva che nella fotografia c’è sempre un particolare che attira maggiormente il nostro sguardo, un particolare che catalizza tutta l’attenzione, un punto di fuoco da cui si dipana il senso dell’immagine – ammesso che se ne voglia trovare uno. In questa foto di Cartier-Bresson, è la linea spezzata all’incrocio delle gambe e la mano che tiene le pagine di un libro appena iniziato. Non si sa che volto abbia; importa, forse? e il fatto che il volto sia celato è l’elemento più erotico di tutti.

Come in quest’altra fotografia, dove è il corpo la rivelazione del desiderio.

Henry Cartier-Bresson


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